Il licenziamento viene definito come un provvedimento, messo in atto dal datore di lavoro, che decide di interrompere l’attività lavorativa di un proprio dipendente.
Essere soggetti al licenziamento, significa terminare il proprio mandato e concludere la propria attività lavorativa.
Un provvedimento simile determina il recesso del dipendente dal proprio contratto di lavoro, che smette di avere valore.
Per poter essere definito “Corretto”, è necessario che il licenziamento avvenga seguendo una giusta causa.
In questo caso, per poter essere rimosso dalla propria posizione, l’accusato deve aver commesso un danno effettivo, tanto da determinare la chiusura del contratto.
In caso in cui il licenziamento avvenga per cause interne (es. la società sta fallendo), il datore è tenuto ad avvisare il dipendente con il dovuto anticipo, così da consentirgli di ricercare un nuovo posto di lavoro.
Licenziamento per giusta causa
Quando si costruisce un contratto, a prescindere dall’attività lavorativa svolta, datore di lavoro e dipendente instaurano un rapporto di tipo fiduciario.
Questo rapporto si basa su una logica estremamente semplice: il datore concede fiducia al lavoratore affinché svolga le attività che gli sono state indicate.
Nel momento in cui il dipendente compie un’azione incompatibile con la persecuzione di tale rapporto fiduciario, il datore di lavoro ha il diritto di procedere con il licenziamento.
Rientrano nella definizione di “Licenziamento per giusta causa”, tutte le situazioni in cui il dipendente compie un’azione sufficientemente grave a rompere il rapporto di fiducia con il proprio datore di lavoro.
Per poter parlare di giusta causa, è fondamentale che l’atto subito sia effettivamente grave, e che modifichi permanentemente la possibilità di collaborare.
In caso di licenziamento per giusta causa, il dipendente perde anche il proprio diritto all’indennità di preavviso.
Il datore non è più tenuto ad avvisare in tempo, ma può procedere direttamente al licenziamento e alla conseguente espulsione.
Tipi di licenziamento
Essenzialmente, esistono tre tipologie diverse di licenziamento:
- Il licenziamento per giusta causa
- Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo
- Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo
Dopo aver dato la corretta definizione di “licenziamento per giusta causa”, è importante concedere la stessa attenzione anche alle altre due tipologie.
La ragione che determina il licenziamento è l’elemento di distinzione tra tutti e tre i tipi di provvedimento.
In linea generale, il licenziamento per motivo soggettivo e per giusta causa sono legati a motivazioni che riguardano la condotta del lavoratore.
Al contrario, il licenziamento per motivo oggettivo è legato a motivazioni che riguardano la salute aziendale.
Licenziamento per giustificato motivo soggettivo
Il licenziamento per giustificato motivo soggettivo è estremamente simile al licenziamento per giusta causa.
Anche in questo caso, il lavoratore compie un atto contrario alle richieste del datore, che ha la possibilità di procedere con la chiusura del contratto.
Tuttavia, le azioni sono meno gravi e consentono al dipendente di mantenere il diritto all’indennità di preavviso.
Licenziamento per giustificato motivo oggettivo
Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, invece, è legato a motivazioni che riguardano l’azienda - e non più il lavoratore.
Le cause del licenziamento potrebbero essere tantissime, da un taglio del personale legato a una crisi aziendale, fino a una riorganizzazione della società.
In tutti i casi, comunque, il dipendente mantiene il diritto all’indennità di preavviso.